Dal giapponese al vegetariano, dal tradizionale a quello creativo, da quello appena inaugurato a quello storico: scegliere un ristorante a Milano è un’impresa quasi impossibile, per la varietà di offerta, qualitativa e quantitativa.
"Nel mio menù voglio esaltare quanto di meglio c’è nella tradizione gastronomica italiana, nessun influsso estero, solo piatti genuini e mediterranei, che seguiranno le quattro stagioni mutando a seconda della reperibilità delle materie prime”. Così lo chef Daniel Canzian, già executive chef del gruppo Gualtiero Marchesi, descrive il suo ristorante a due passi da Brera. Da provare, chitarra fatta in casa con cipollotti, acciughe e menta.
L’arte della tavola siciliana e della cucina di mare tra sapori antichi e moderni a pochi passi dai bastioni di Porta Venezia. Da provare, pasta con le sarde, cannolo al mantecato di pesce, carpaccio di ricciola agli agrumi.
Ambiente classico, un po’ old fashion, con due ampie sale, e un bel giardino con dehors, perfetto per la bella stagione, è il ristorante per gli amanti del pesce che qui viene preparato in maniera semplice, tradizionale, con ricette mediterranee. Da provare: ricciola alla siciliana e la gallinella all'acqua pazza. Ci sono anche proposte "non pesce". Cantina ottima.
Nuova location per Wichy, il cuoco di origine cingalese, dall'ampio respiro giapponese e italiano: da poco ha, infatti, aperto in corso Italia, angolo piazza Missori, in un'ambiente elegante e un po' formale. Tre sale, quella d'ingresso, il privè e la quella di fronte alla cucina e al tavolo dove si può vedere all'opera lo chef, per un menù che non tradisce le aspettative. Da provare, il degustazione: 3 antipasti, 1 piatto di sushi misto speciale, 2 piatti caldi (85 euro senza bevande) che contiene ogni giorno proposte inedite.
Il termine che dà il nome al locale indica le piccole porzioni, i bocconcini al vapore o fritti con cui si inizia la giornata secondo la cucina tradizionale cantonese.
«Siamo andati a Shanghai e Canton per studiare questo tipo di cucina, molto famosa all’estero, in particolar modo a Londra, ma ancora poco nota in Italia», precisano i proprietari, Chiara Wang Pei e Yike Weng, già conosciuti per il Bon Wei in via Castelvetro, zona Sempione. «È stato molto importante trovare il cuoco giusto, anche perché nella cucina cinese ogni chef è molto specializzato, chi sugli antipasti, chi sui tagli o sulle preparazioni al wok. La manodopera, in questa cucina di monoporzioni, è molto importante, perché bisogna preparare la pastella e la sfoglia. La cucina a vista non nasconde alcunché e la clientela si sente rincuorata».
Colori e toni caldi per un ristorante alla moda, elegante e moderno. Cucina mediterranea a base di pesce: da provare, guazzetto di scampi, antipasto di mare tiepido e spaghetti Verrigni alla vongole con bottarga di muggine. Dessert e gelati sono tutti presidi slow food.
Diventato in poco tempo il ristorante preferito dagli amanti del pesce, il motto della Langosteria 10 è: "togliamo la
cravatta al pesce”. Dal banco del crudo, sfilano plateaux, ostriche francesi di varia tipologia, cappesante bretoni, gamberi di Mazara e scampi di Manfredonia.
Coquillages, carpacci e tartare sono abbinati a piatti della tradizione mediterranea, al pescato di giornata e alle catalane di crostacei per soddisfare anche i palati più esigenti. A disposizione c'è anche un oyster bar per aperitivi prima di cena o per un drink nel dopo.
In un'ambiente unico, l'executive chef Fabrizio Cadei crea menù ispirati ai classici piatti italiani, ma dal tocco leggero e con una presentazione che soddisfa gli occhi come il palato. Da provare, la porchetta di coniglio e asparagi croccanti con taccole funghi shiitake e germogli di soia.
In un ambiente dal design geometrico i fritti sono impalpabili e l'anatra alla pechinese è un inno alla leggerezza.
I ravioli sono avvolti da una sottile pellicola che non unge le dita, con un sapore decisamente diverso. «Fin dall’apertura, 4 anni fa, abbiamo cercato di proporre una cucina fatta di ingredienti freschi e materie prime di qualità, filologicamente corretta e alta, spogliata di falsi luoghi comuni», spiega Yike Weng, titolare insieme alla moglie Chiara Wang Pei di Bon Wei e del nuovo Dim Sum, sempre a Milano.
Aria multietnica e cosmopolita per il ristorante creato dall'ex calciatore Clarence Seedorf e l’estroso chef Roberto Okab, nato in Brasile da genitori giapponesi. Dallo storico in zona corso Lodi, ha aperto altri due locali: uno a Milano, il Finger's Garden (via Keplero 2) dove in cucina c'è lo chef cino-brasiliano, Gustavo Young, e uno a Porto Cervo, nel contesto di Promenade du Port. Di moda, sia negli ambienti sia per la frequentazione, nell'ottimo menù si trovano i classici sushi, sashimi, ma anche proposte come rombo impanato con crema di baccalàe millefoglie di tonno su letto di burrata.